Marco Sabatini e l’idea di una musica che si scrive anche con Zoom

Marco Sabatini ha venticinque anni, insegna alla Juilliard, collabora con artisti internazionali, e ha appena contribuito alla produzione di un’opera che mette insieme Zoom e strumenti dal vivo. Il suo nome ricorre sempre più spesso nei corridoi del Center for Creative Technology, la divisione sperimentale dell’istituto, dove ricerca e didattica si intrecciano per definire nuovi modi di fare musica.

Nel 2024 entra ufficialmente nel team del centro come assistente alla didattica e alla produzione. Il suo ruolo è duplice: da un lato accompagna progetti artistici che mescolano suono e tecnologia, dall’altro insegna viola insieme a Molly Carr del Juilliard String Quartet, una delle figure di riferimento dell’istituto. In entrambi i contesti, la sua cifra è l’ibridazione tra esecuzione musicale, media digitali e pensiero critico.

L’approccio è visibile anche nell’evento Clouds in Single File, in programma il 28 maggio: un’opera del compositore Ray Lustig che coinvolge interpreti in presenza e musicisti collegati da remoto. Le latenze della trasmissione audio-video non vengono corrette, ma diventano parte della scrittura. «Ti obbliga a riconsiderare le distanze», dice Sabatini. «E a pensare il suono come qualcosa che si adatta, si trasforma». In scena ci sarà anche Jessie Montgomery, compositrice newyorkese tra le più rilevanti della sua generazione.

Negli ultimi anni, Sabatini ha esteso il suo lavoro ben oltre l’ambito della musica classica, costruendo una figura professionale che fonde performance, produzione e sperimentazione. Nato a Roma, con una formazione cominciata in Australia e maturata tra Italia e Stati Uniti, oggi è attivo a New York anche come compositore, produttore musicale e sound engineer. Collabora con artisti da tutto il mondo – da Bali a Londra, da Los Angeles a Reykjavík – firmando colonne sonore, produzioni pop e progetti audiovisivi ibridi.

Accanto alla sua attività performativa, che lo ha portato in sale come la Carnegie Hall, il Lincoln Center e la Merkin Hall, Sabatini si è distinto anche per l’approccio alla didattica. Oltre al doppio ruolo di assistente per Molly Carr e per il Center for Creative Technology, è stato docente di italiano e tutor accademico per il dipartimento di Arti Liberali della Juilliard, e ha ricoperto posizioni di supporto in corsi legati alla produzione e all’innovazione. Tra i progetti più recenti, ha coordinato l’uso dei sintetizzatori per lo spettacolo New Dances 2024, della divisione danza della scuola.

La sua formazione musicale è passata attraverso alcuni dei nomi più rilevanti del panorama internazionale, tra cui Steven Tenenbom, Heidi Castleman, e Masumi Per Rostad. Ha partecipato a masterclass con il Kronos Quartet, Bruno Giuranna e Thomas Riebl, tra gli altri, affinando una sensibilità che gli consente di spaziare tra repertori classici e linguaggi contemporanei. Il suo percorso è stato riconosciuto con diversi premi in concorsi internazionali, oltre che da incarichi sempre più centrali all’interno della Juilliard.

Oggi Sabatini lavora su molteplici fronti: suona, insegna, registra, compone. Ma soprattutto prova a costruire un linguaggio che tenga insieme le forme del passato e le urgenze del presente. Nella New York multiculturale che ha scelto come casa, il suo lavoro è un esempio di come si possa abitare la musica senza smettere di metterla in discussione.

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