La Camera ha approvato l’esenzione IMU per gli italiani all’estero con case nei piccoli comuni

La Camera ha approvato all’unanimità una proposta di legge che introduce nuove agevolazioni fiscali su IMU e TARI per gli italiani residenti all’estero proprietari di un immobile nei piccoli comuni. Il provvedimento, sostenuto da tutte le forze politiche, rivede un regime finora riservato ai soli pensionati con trattamenti in convenzione internazionale, estendendolo a una platea stimata in circa 100mila persone. Le nuove norme riguardano esclusivamente un’abitazione non locata situata nel comune di ultima residenza in Italia e con popolazione inferiore ai 5mila abitanti.

Secondo i promotori, l’obiettivo è incentivare il mantenimento e la riqualificazione del patrimonio immobiliare nei borghi colpiti da spopolamento e abbandono edilizio. In molte aree interne – come i centri dell’Appennino o dell’entroterra siciliano, dove interi isolati risultano invenduti o a prezzi simbolici – il mercato immobiliare non assorbe queste proprietà, spesso ereditate da famiglie emigrate. Il deputato del Partito Democratico Christian Di Sanzo, tra i firmatari, ha dichiarato che la misura «permette di evitare che queste abitazioni diventino un costo improduttivo e rafforza il legame con i territori d’origine».

Il testo approvato dall’Aula prevede tre fasce di agevolazione basate sulla rendita catastale. Gli immobili con rendita fino a 200 euro saranno esentati integralmente dall’IMU; tra 201 e 300 euro l’imposta sarà ridotta al 40% del dovuto; tra 301 e 500 euro al 67%. La soglia dei 500 euro è stata individuata perché rappresenta la fascia più frequente per le abitazioni modeste nei piccoli comuni, secondo le statistiche dell’Agenzia delle Entrate.

Alle riduzioni IMU si affianca uno sconto del 50% sulla TARI. La modifica è stata introdotta per evitare che il beneficio fiscale fosse annullato da un prelievo sui rifiuti ritenuto non coerente con l’effettiva produzione dei residenti all’estero, che trascorrono in Italia solo brevi periodi durante l’anno. In altre normative simili, come quelle applicate a seconde case non utilizzate nei comuni turistici del Trentino, la TARI viene modulata sulla base di presenze effettive e non solo sulla superficie dell’immobile: un precedente che ha contribuito a motivare l’intervento.

Le agevolazioni saranno concesse unicamente a chi risulta iscritto all’AIRE e abbia vissuto in Italia per almeno cinque anni prima del trasferimento all’estero. La norma esclude le abitazioni locate o concesse in comodato d’uso, e non potrà essere applicata a più di un immobile per ciascun contribuente. La scelta di limitare il perimetro serve a evitare utilizzi elusivi e a mantenere il costo della misura entro limiti sostenibili per i bilanci comunali.

L’iter legislativo ha anche una motivazione tecnica: la proposta risponde ai rilievi avanzati dalla Commissione europea nell’ambito della procedura d’infrazione avviata nel luglio 2025. Bruxelles contestava l’assenza di criteri uniformi nell’applicazione dell’IMU a cittadini europei non residenti, tema su cui diversi Paesi – tra cui Portogallo e Spagna – hanno già rivisto le rispettive normative. Il rinvio del voto finale a Montecitorio, inizialmente previsto per luglio, era stato chiesto proprio per adeguare il testo agli standard richiesti.

Il costo dell’agevolazione è stimato in circa 12 milioni di euro annui. La cifra, relativamente contenuta rispetto alle entrate complessive dei tributi locali (che superano i 20 miliardi l’anno), sarà compensata attraverso un fondo di ristoro destinato ai comuni interessati. Il riparto, a cura del ministero dell’Interno e del ministero dell’Economia, dovrà essere definito entro il 30 aprile di ogni anno, dopo il parere della Conferenza Stato-città.

L’entrata in vigore è prevista dal 2026, una volta completato l’esame al Senato. Il relatore Toni Ricciardi ha definito il provvedimento «una risposta attesa da molti cittadini che mantengono un legame con l’Italia pur trascorrendo all’estero la maggior parte dell’anno». In diversi comuni con popolazione inferiore ai 5mila abitanti, dove negli ultimi vent’anni il calo demografico ha superato il 20%, l’agevolazione viene interpretata come un tentativo di rendere meno onerosa la manutenzione di immobili che rappresentano una parte rilevante del tessuto urbano.

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